lunedì 2 marzo 2009

CD vs MP3 vs Music Box: il futuro della musica


Prendo spunto da questa interessante discussione su Manteblog per recuperare dei concetti espressi tempo fa sul mio Myspace (all'epoca dell'uscita di In Rainbows dei Radiohead, fine 2007) sull'evoluzione del mercato discografico.
Scrivevo:

"... vanno quindi a delinearsi due linee di prodotti ben definite:
1. il prodotto denominato "Ti do tutto ma tu mi devi dare di più": non un semplice cd quidi, ma qualcosa di più con vinili, album fotografici, mp3, book testi, poster, etc tutto compreso in questo music box per i veri fans sfegatati. Naturalmente il prezzo di questo mega pacchetto sarà elevato, superiore a quello standard dei cd attuali.
2. il prodotto denominato "Se vuoi ascoltare la mia musica sul tuo mp3 digitale te la regalo, tanto lo so che prima o poi te la scarichi o te la passerà un amico".

Da qui nasce quindi l'esigenza di riformulare l'attuale offerta dei cd come oggi noi li intendiamo, cd che non hanno un sufficiente valore aggiunto rispetto al formato digitale che chiunque può ottenere gratuitamente attraverso la Rete..."


Sono quindi assolutamente d'accordo con quello che riporta Kevin Kelly (influente blogger) che indica quali sono i valori che non sono scaricabili ed intrinsechi in un mp3 (immediatezza, personalizzazione, interpretazione, autotenticità, accessibilità, corporeità, mecenatismo, reperibilità) sui quali appunto le etichette cercano di puntare con i vari "music box" (vedi gli ultimissimi lanci di U2 e Depeche Mode).

Sono d'accordo anche con Massimo Mantellini quando afferma che le case discografiche dovranno evolversi sempre di più da distributori a agenzie di pubbliche relazioni, spostando l'attenzione dalla distribuzione del prodotto all'attenzione/conoscenza verso l'opera stessa.

Quello che però bisogna considerare è che seppure il supporto fisico andrà sempre più differenziandosi da quello digitale, il target in realtà a cui è rivolto è una nicchia (fan/veri appassionati di musica) compresa nella più vasta audience dei scaricatori selvaggi.

A dimostrazione di ciò ci sono i dati ufficiali (fonte Warner Music) delle vendite di In Rainbows dei Radiohead:

"In Rainbows ha venduto oltre tre milioni di copie, contando sia i formati fisici che digitali. Di questi, 1,75 milioni hanno premiato la versione fisica dell’album, distribuita in cd e vinile il 31 dicembre 2007, più di due mesi dopo il lancio del download digitale a prezzo libero. Secondo Hits Daily Double, i due dischi precedenti dei Radiohead, pubblicati su etichetta Emi, si erano fermati rispettivamente a 900mila (Amnesiac del 2001) e 990mila copie (Hail To The Thief del 2003). E in quei casi ai fan non era stata concessa l’opzione di scaricare il disco con due mesi in anticipo (a meno che non lo avessero cercato sulle reti P2P non autorizzate)."

Quindi dati alla mano le vendite di In Rainbows nel supporto fisico (CD) , hanno superato di gran lunga quelle dei due precedenti album(HTTF e Amnesiac), seppure l'album è stato preceduto di ben due mesi dalla vendita (praticamente gratuita) del formato digitale.

Ma c'è di più.
"Ma se il disco di metallo ha tenuto bene, anche la vera e propria operazione digitale ha ottenuto un suo significativo riscontro economico. Ancora prima di spedire il primo cd nei negozi, infatti, i Radiohead avevano già guadagnato da In Rainbows, in termini di royalties, più di quanto incassato per le vendite complessive di Hail To The Thief. Merito di un’iniziativa ben congegnata, che oltre al semplice download a prezzo libero offriva ai fan la possibilità di ordinare online un box di lusso al prezzo di 40 sterline. Solo di questi cofanetti ne sono stati venduti centomila" (fonte Corriere.it)

Quindi la strada delineata dai Radiohead sembra essere proprio quella migliore: downaload (gratuito o quasi) -> music box -> CD.
La differenziazione del prodotto fisico da quello digitale potrebbe salvare le case discografiche portando loro dei buoni ritorni (anche se molto lontani dai precedenti pre-crisi). Inoltre il formato fisico potrebbe continuare a vivere a lungo, per molti anni, non scomparendo a causa del download. Questo sarà possibile semplicemente grazie a quella nicchia di cui sopra, grazie a quelle persone che non si saziano di avere un mp3 sul proprio desktop, grazie a coloro che preferiscono andare ad un buon concerto piuttosto che a bere un aperitivo (e spendere la stesssa cifra), quelli che ai concerti comprano il merchandising, quelli che, come afferma Kevin Kelly, sono soggetti da mecenatismo acuto. Insomma i veri appassionati di musica! diffidate dalle imitazioni!


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