venerdì 21 novembre 2008

Il blog non è morto: Change.gov


Sono pienamente d'accordo con quanto riportato da Marco Massarotto qui.

Pensare che il blog stia per morire, proprio nel momento in cui il Web 2.0 diventa una solida realtà è assurdo. Pensare che i social network in tutte le loro forme possano andare a sostiuire in tutto e per tutto i blog è altrettanto sbagliato: blog e social network hanno due "anime" fondamentalmente diverse, che non si cannibalizzano se non per il fatto che entrambe permettono alla persona di espirmersi e dialogare con gli altri. Ad oggi però lo fanno, e questo è l'aspetto più importante, in due modi diversi, che raramente vanno in sovrapposizione.

Personalmente ho deciso di aprire questo blog proprio nel momento di massimo splendore dei social network , quando ormani la maggioranza degli internet users aveva aperto un proprio profilo. Sono convinto infatti che nell'era del 2.0 sia più semplice ed economico dare visibilità al proprio blog, andando ad utilizzare gli stessi Facebook e microblogging, come strumento media, generando e dirottando traffico sul proprio sito o blog. Non bisogna sottovalutare quindi le potenzialità che queste piattaforme hanno in ternini di traffic building e awareness.

Questo è praticamente quello che ha fatto e sta contiuando a fare Barack Obama.
Dopo aver investito molto sul web durante la campagna elettorale, dove i social network, da Facebook a Myspace fino ad arrivare a Youtube, hanno avuto un ruolo fondamentale, Barack Obama continua a dialogare con i suoi sostenitori non più attraverso queste stesse piaffrome sociali, ma attraverso un ambiente più "familiare" e distintivo, il blog appunto (www.change.gov).




lunedì 17 novembre 2008

Grace Jones - Hurricane


Si son dette e scritte tante cose sul ritorno di Grace Jones.

I più critici hanno detto che il sound che ritroviamo in Hurricane è vecchio, che per ritenerlo contemporaneo, l'album doveva uscire nella prima metà degli anni 90.
Ma è possibile che una musica o un suono sia vecchio? E' possibile che un artista crei un nuovo lavoro, inedito, ma che lo stesso possa risultare vecchio solo perchè lo si ritiene catalogabile in un genere che ha visto la sua massima popolarità negli anni 90?
Secondo me quello su cui bisogna soffermarsi e focalizzare l'attenzione è invece un'altra cosa, ovvero l'originalità. Nel 2008, che un lavoro possa aver subito delle influense stilistiche, tecniche, etc è molto probabile dato che è stato preceduto da decenni di musica di qualsiasi tipo. E' abbastanza naturale quindi ritrovare delle somiglianze o cercare di assimilare il nuovo lavoro ad uno precedente e magari di grande successo. Se ad esempio dovessimo giudicare negativi tutti quei lavori che "prendono spunto" dagli anni 70, di quella che era la scena rock, dovremmo "censurare" il 95% delle rock band nate negli ultimi 10 anni, dai The Strokes in poi passando dagli Interpol, Editors, Cold War kids e così via (l'elenco sarebbe pressochè infinito).

Quindi solo per il fatto che Hurricane non si rifà a quegli anni, come la maggioranza appunto, ma alla scena trip hop nata agli inizi dei 90, scena che ha visto una così grande popolarità in quegli anni così come una discesa rapida in quelli successivi, fa già del nuovo album di Grace Jones qualcosa che fuoriesce dai canoni musicali attuali, di alternativo.

Altre considerazioni che ho visto fare più volte su Hurricane sono in merito alla somilgianza con Mezzanine. In effetti il primo singolo estratto dall'album, Corporate Cannibal (accompagnato da un video altrettanto riuscito) ha assolutamente elementi avvicinabili alle sonorità che troviamo nel terzo album capolavoro dei Massive Attack: ritmica, batteria, basso ed anche chitarra sembrano prendere inspirazione da Mezzanine, ma, se si ascolta il resto dell'album, le differenze sono assolutamente rilevanti.
Dire che in Hurricane ritroviamo Mezzanine è come dire che Dummy dei Portishead, Blue Lines dei Massive Attack e Maxinquaye di Tricky sono album sovrapponibili, molto simili. Non è vero. Sono semplicemente album di artisti che affondano le loro radici nel trip-hop, ovvero in quello che nasce principalmente tra la fusione dell'hip hop e l'elettronica, così come gli U2 e i Rolling Stones lo fanno nel rock'n'roll.

Hurricane è un lavoro in cui la collaborazione di Tricky e le influenze provenineti da Bristol si fanno sentire in diverse tracce (This is, Corporate Cannibal) ma dove troviamo amche la giovane Grace Jones di Nightclubbing e Slave to the Rhythm, grazie anche alla produzione di Sly and Robbie e Brian Eno che rendono il tutto magnificamente pop (Williams' Blood, Well Well Well, Sunset Sunrise)
La traccia che in assoluto rappresenta una sintesi perfetta di quello che è adesso il suono di Grace Jones è però l'ultima, Devil In My Life, brano bellissimo, in cui si fondono alla perfezione orchestrazioni moderne a sonorità più dark, provenienti da quelli che furono i fantastici anni 90 in quei di Bristol.

Voto 7

lunedì 10 novembre 2008

IAB Forum 2008 & Barack Obama


La campagna pubblicitaria di Barack Obama è in assoluto "l'evento" del momento, quello di cui tutti parlano. Basta farsi un giro su Google ed inserire le keywords "marketing Obama" per trovare nella prime pagine decine e decine di nuovissimi risultati sul tema.

Molto trattata, la case Obama, anche durante l'ultimo IAB Forum.
A sottolineare l'importanza della campagna pubblicitaria del nuovo Presidente degli Stati Uniti, che tutti gli addetti ai lavori ormai considerano un momento storico per il marketing digitale (e non), è stato anche Giovanni Perosino, responsabile comunicazione Fiat Group (qui trovate le slide del suo intervento), il quale afferma di aver dato mandato a ben 8 suoi collaboratori, di studiare approfonditamente la campagna.

L'attività di comunicazione si è svolta principalmente su 4 differenti canali: Tv, web, mobile e gaming

Tra questi sicuramente quello su cui sono stati focalizzati maggiormente l'attenzione e gli sforzi è stato proprio il web, dove sono stati utilizzati in maniera sinergica e integrata tutti quei strumenti 2.0 più innovativi e attualmente popolari (negli States e non solo).



C'è stato quindi un impiego massiccio di microblogging (Twitter), di social network (Facebook e Myspace), di video directory e disparati ambienti web (da iTunes a Youtube). Il tutto utilizzato con grande maestria, con l'obiettivo principale di dare visibilità alla campagna elettorale, ovvero ai al sito ufficiale di Barack Obama, dove erano presenti video ed immagini dei comizi.


Era possible seguire gli interventi anche in diretta, in streaming: le persone venivano tempestivamente allertate della messa in onda attraverso i tweet (messaggi testuali di Twitter). Tutti i video venivano inoltre inseriti e uplodati su Youtube e iTunes in modo che chiunque potesse avervi accesso in qualsiasi momento.



Insomma, se prima del 5 novembre, alcune persone e/o aziende avevano ancora perplessità su come fare comunicazione, su dove andare ad investire e che peso dare al web nel proprio media mix (al momento si parla di un 4%), oggi, grazie all'"abbronzatissimo" Obama, questa incertezza ancora diffusa potrebbe subire una sensibile diminuzione. Se Barack Obama, per comunicare e conversare con il proprio target di riferimento (sottolineo che non ci sono i più giovani, che non possono votare, quindi un target maturo, non teen) ha realizzato una strategia di comunicazione nella quale il web ha avuto un ruolo fondamentale (per non dire principale), sicuramente tutto questo deve far riflettere le varie aziende che ritengono ancora prematuro investire sul web o che lo fanno in maniera molto marginale.

Così come deve far riflettere il tipo di comunicazione online svolta sempre a favore del nuovo Presidente degli Stati Uniti. La strategia ha visto il maggior impiego di quei strumenti sociali (microblogging, social network, etc) a scapito invece di quelli più convenzionali come ad esempio il display adv e il direct emailing. Grazie anche al supporto del fondatore di Facebook, Barack Obama ha realizzato la prima vera campagna elettorale dal basso, instaurando una conversazione dal basso bidirezionale, nella quale gli stessi utenti potevano rendersi portavoci e promotori del candidato (attraverso widget e banner realizzati ad hoc) nonchè sostenitori attivi (attraverso donazioni online).

Ed Obama quindi ha capito che tutto questo era possibile sopratutto su un media, sul web. Ci arriveranno anche i brand in Italia?

mercoledì 5 novembre 2008

The Cure - 4:13 Dream


Sono sempre stato dalla loro parte, dalla parte di Robert.
Da sempre, sia nel periodo di massimo splendore ai tempi dei vari The Head on The Door, di Disintgration (per me forse l'album più bello e intenso della storia) e sia, sopratutto, nel periodo più difficile, dove tutti, la critica in particol modo, attaccavano la band consigliando loro di farla finita una volta per tutte. Parliamo quindi di Bloodflowers, album criticatissimo e invece per me uno dei più belli realizzati dalla band di Robert Smith, così come l'ononimo The Cure uscito nel 2004, che sembrava aver indicato una nuova strada da seguire, dato un nuovo stile euforico comunque apprezzabile.

Ecco, fatta questa doverosa premessa, posso affermare senza alcun ombra di dubbio che 4:13 Dream, il nuovo album dei Cure uscito in questi giorni e nel quale fa ritorno la chitarra di Paul Thompson già presente in Disintegration, è un brutto album.
Fatta eccezione della traccia iniziale Underneath The Stars dove riecheggiano atmosfere d'altri tempi, il resto è un susseguirsi di tracce anonime, mediocri sia dal punto di vista del songwriting che del suono. Robert aveva anticipato che con il ritorno di Paul Thompson, i Cure non avevano più bisogno delle tastiere, perchè Paul appunto con la chitarra era in grado di riprodurre qualsiasi tipo di suono di cui avessero bisogno. Ebbene quello che possiamo ascoltare è tutt'altra cosa, una vuotezza sia dal punto di vista del cantato, spesso troppo monotono e piatto, che della chiatarra che mai riesce a dare un segno distintivo ai brani.
4:13 Dream è quindi per me, in definitiva, il più brutto album della storia dei Cure, forse l'unico che avrei preferito non fosse mai stato pubblicato dalla band.

Voto 5


lunedì 3 novembre 2008

Perdere il lavoro con Facebook


Da Punto Informatico

Quello che scriviamo, postiamo e commentiamo sulla rete può rivelarsi a volte un boomerang.
E' quello che è successo a 13 dipendenti della Virgin Atlantic, che su Facebook, tramite i loro post/commenti, hanno messo in cattiva luce la stessa compagnia aerea, che ha deciso di conseguenza di licenziarli.

E' un'altra dimostrazione di come la rete, ed in particolar modo i social network di cui tanto si s-parla in questo momento, siano entrati a far parte della nostra quotidianeità "reale" e di come abbiano assunto in essa un ruolo importante.
Avere un profilo su Twitter, Linkedin, Facebook, etc può quindi rivelarsi un plus o un minus per il nostro lavoro e il nostro futuro, questo dipende esclusivamente dall'uso che ne facciamo.