Heligoland, che segna il ritorno dei Massive Attack dopo circa 7 anni dal precedente lavoro 100th Window (realizzato tra le altre cose dal solo Robert Del Naja), è un album che si lascia ascoltare, dove ritroviamo sonorità a noi familiari, ma che in definitiva non ci arrichisce.
Heligoland sembra riprendere il percorso iniziato con Mezzanine ed interrotto con l'elettronico e sofisticato 100th Window, mescolando sonorità acustiche a synth, chitarre a batterie e bassi elettronici, il tutto però in una chiave decisamente meno dark.
Delle diverse collaborazioni presenti nell'album poche lasciano veramente il segno. Damon Albarn, voce in Saturday Come Slow, svolge egregiamente il compito assegnatogli, ma la verità è che questo si rivela fin troppo semplice.
Decisamente più interessante la prima traccia dell'album Pray for Rain dove Tunde Adebimpe partecipa non solo vocalmente al brano ma ne influenza la forma e la sostanza con i suoi Tv On the Radio.
Nulla da ridire sulle tracce cantate da Martina Topley (ex musa di Tricky) e dall'immortale Horace Andy: le loro voci (in Babel e Girl I love you) sono tra le cose migliori dell'album e si amalgamano alla perfezione con i suoi di Del Naja e Daddy G.
Le altre tracce, in primis Atlas Air e Splitting the Atom, deludono, così come la collaborazione con Guy Garvey degli Elbow (Flat of the Blade).
Heligoland è semplicemente un buon album (come ce ne sono molti fortunatamente) ma siamo ben lontani dalla bellezza, genialità, purezza e soprattutto dall'originalità di Blue Lines e Mezzanine, i due capolavori che avevano reso i Massive Attack una delle band più innovative della scena musicale degli anni 90.
voto: 6,5
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